L’acronimo STEAM unisce scienze, tecnologia e arte, sovvertendo la tradizionale contrapposizione tra discipline scientifiche e umanistiche. Significa che dobbiamo ripensare il rapporto tra logica e creatività?
Quali obiettivi ha la valorizzazione delle STEAM?
Obiettivi legati al sistema economico-sociale e obiettivi che riguardano la cittadinanza. Dal 30 novembre 2022, cioè da quando è stato lanciato ChatGPT, siamo nell’era dell’intelligenza artificiale generativa, viviamo la quarta rivoluzione industriale. Di fronte a questa trasformazione non dobbiamo più allenare gli studenti a incamerare conoscenze, ma a fare domande da cui ottenere risposte affidabili e poi saperle controllare. In questa logica, come dicevo, è fondamentale che capiscano il metodo di pensiero alla base delle discipline.
Come cittadini, dobbiamo poter capire il mondo che ci circonda e prendere decisioni consapevoli, e gli strumenti culturali e critici che ci danno la matematica e le scienze sono indispensabili in un contesto scientifico e tecnologico come quello attuale, a cominciare dalla capacità di leggere e interpretare testi diversi da quelli letterari, come i grafici, per fare un esempio. Saper leggere i dati e compararli è indispensabile quando dobbiamo decidere, e magari votare, su questioni complesse – pensiamo all’energia nucleare. È una questione di cittadinanza: se una percentuale di persone non raggiunge certe competenze, quella percentuale di persone non potrà esercitare appieno i suoi diritti.
Qual è il ruolo della scuola in questo cambiamento? E di quali risorse ha bisogno chi insegna per rafforzare l’apprendimento delle materie STEAM?
La questione non riguarda solo la scuola, è un problema culturale e pertanto richiede un piano di sistema. Quando la Francia, qualche anno fa, si è ritrovata con risultati degli studenti molto bassi in matematica e scienze, ha affidato al matematico Cédric Villani un piano di sistema che includeva anche la divulgazione. Perché per migliorare e ampliare l’apprendimento delle discipline STEAM è indispensabile che la società nel suo insieme superi stereotipi radicati, come l’idea che la matematica sia per pochi o che esista il cosiddetto talento innato.
La scuola è fatta di persone, e non tutte sono consapevoli e libere da stereotipi, l’idea che si possa “non essere portati per la matematica” è ancora diffusa. Invece la matematica è per tutte e tutti, è solo questione di allenare il pensiero. Quello che servirebbe è una formazione orizzontale, tra pari. Creare gruppi di insegnanti motivati che si riuniscano, studino e possano poi fare una formazione a cascata. La formazione dall’alto che si propone oggi difficilmente realizzerà il cambiamento che serve, perché, esattamente come lo studente, anche l’insegnante deve ravvisare il senso e la ragione del cambiamento per metterlo in atto.
Nelle competenze matematiche l’Italia ha il divario di genere più ampio tra i paesi dell’OCSE, e c’è una forte disparità anche nelle carriere del settore scientifico e tecnologico. Esistono poi, in tutto il mondo, differenze su base socioeconomica. Perché abbiamo ancora questi divari, e che cosa possiamo fare per superarli?
Come dicevo, a scuola dobbiamo lavorare innanzitutto sugli stereotipi, che si trasmettono anche in maniera implicita alle nuove generazioni. Noi insegnanti questi stereotipi li abbiamo, per cui per prima cosa dobbiamo prenderne consapevolezza e andare oltre, poi dobbiamo riflettere con gli studenti sui loro e aiutarli a liberarsene. È necessario coinvolgere in particolare le ragazze perché si avvicinino alle materie STEM, e per farlo dobbiamo lasciarci alle spalle l’idea che le femmine non siano portate per la matematica o che la matematica sia fine a se stessa, arida e adatta solo a chi non ha fantasia. Altrimenti continueremo ad avere un divario di genere con effetti anche sulle tecnologie, per esempio un’intelligenza artificiale sessista.
Le differenze su base socioeconomica sono provate dalle indagini PISA e INVALSI le prove che stimano il livello dell’apprendimento degli studenti e delle studentesse della scuola italiana. Questi dati ci danno l’immagine di uno Stato non pienamente democratico, se il contesto in cui nasciamo ci condiziona in modo così pesante. Carol Dweck, professoressa di Psicologia alla Stanford University di New York e studiosa delle teorie implicite dell’intelligenza, spiega che l’idea che abbiamo della nostra intelligenza influenza la motivazione allo studio e i risultati dell’apprendimento. Pensare di avere un’intelligenza incrementale, ossia in continua crescita – come di fatto dimostrano le neuroscienze –, favorisce l’apprendimento, porta a cercare nuova conoscenza e a considerare l’errore una tappa utile anziché uno stigma. La visione della propria intelligenza dipende da condizioni formative e di vita: delle condizioni formative deve occuparsi la scuola, livellando le disuguaglianze, ma per avvicinare tutti alla conoscenza bisogna occuparsi anche delle condizioni di vita.
Per migliorare e ampliare l’apprendimento delle discipline STEAM è indispensabile che la società nel suo insieme superi stereotipi radicati, come l’idea che la matematica sia per pochi o che esista il cosiddetto talento innato.
L’introduzione di tecnologia informatica e intelligenza artificiale nelle scuole può aiutare a migliorare l’apprendimento delle STEAM?
Può farci un esempio concreto di collaborazione tra docenti in chiave STEAM?
Lei è stata finalista al Global Teacher Prize 2018: che cosa l’ha portata a quel risultato e in che modo l’ha cambiata?
Lorella Carimali
Lorella Carimali da trent’anni insegna Matematica e Fisica nella scuola secondaria di secondo grado, attualmente al Liceo scientifico “Vittorio Veneto” di Milano. Ha un master in Management delle istituzioni scolastiche e formative ottenuto al Mip – Politecnico di Milano. È formatrice Feuerstein. Collabora con università, istituzioni pubbliche ed enti di ricerca e di formazione. Ha fatto parte della commissione di esperti presieduta da Patrizio Bianchi e istituita dal ministero dell’Istruzione sotto la ministra Lucia Azzolina, è membro del gruppo di lavoro ministeriale per la formulazione delle linee guida dell’educazione finanziaria. Nel 2017 è stata tra i dieci migliori insegnanti italiani dell’Italian Teacher Prize e nel 2018 è stata finalista al Global Teacher Prize, il Nobel dell’insegnamento. Come divulgatrice, è stata speaker in due TEDx e ha scritto, tra le altre opere, La radice quadrata della vita. Nel mondo dei numeri c’è la chiave della felicità (Rizzoli 2018) e L’equazione della libertà. Nella matematica c’è la chiave della rinascita (2020).