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Tornare in classe

Intervista a Chiara Valerio – scrittrice, traduttrice, curatrice editoriale e conduttrice radiofonica

Tempo di lettura stimato: 5 minuti
18 Luglio 2024
18 Luglio 2024

Può raccontarci un ricordo, un evento, un insegnante che ha segnato la sua formazione?

Albino Canfora, Professore di Analisi Matematica 1 e 2 alla Federico II di Napoli, anni accademici 1996-98. Fine lezione di Analisi 2, mi avvicino alla cattedra con un integrale che non riesco a risolvere. Dico: «Professore, non riesco a risolvere questo semplice integrale». Canfora butta l’occhio sul foglio, sorride con tagliente dolcezza e mi dice: «Signorina quello è un integrale ellittico, che non può essere espresso in termini di funzioni elementari». Ho capito così che conoscere la matematica significava anche capire quando le cose non si potevano risolvere. Inoltre, Canfora, dopo le sue bellissime lezioni, cancellava sempre le lavagne, distruggendo un’opera di senso che era pure un’opera artistica, e ho capito che le lavagne vanno cancellate, anche quando sopra ci hai scritto grandi verità, perché altri possano scriverci le loro.

Ricorda uno o più compagni di scuola che sono stati o sono ancora importanti nella sua vita?

Gelsomina Esposito, che insegna oggi al Vittorio Emanuele di Napoli, mia collega di università e di dottorato. Guardandola studiare ho capito che, una volta che si è intrapreso un percorso di studi, bisogna studiare anche quando ci troviamo davanti qualcosa che non ci entusiasma perché anche lì c’è la possibilità di capire. Ci si esercita a capire tutto, non solo ciò che ci scalda il cuore, altrimenti si perde un’occasione di avventura. 
E Stefano Pisani, che non insegna più matematica e oggi è un giornalista scientifico e un autore satirico: osservandolo pensare ho intuito, e forse capito, che non bisogna credersi nemmeno quando si pensa di avere ragione, perché non si ha mai tutta la ragione.

C’è stato un libro o un professore che ha contribuito alla sua scelta di studiare matematica?

Mi è capitato di essere, per pigrizia, una studentessa mediocre. Come molti mi ero innamorata di una professoressa al liceo. La mia professoressa insegnava matematica, così, quando prima degli esami di maturità mi ha chiesto cosa volessi fare all’università, ho risposto: «Matematica!», per fare colpo su di lei.
Sul suo viso c’era lo sconcerto. Io, che ho sempre creduto alle parole, poi mi ci sono davvero iscritta.

Quando ha capito che avrebbe fatto la scrittrice?

Mai. Io ho sempre saputo che avrei scritto. Mi interessano più i verbi che i nomi. Io volevo scrivere, non fare la scrittrice. Meglio i verbi, però “lettrice” mi piace. Ho scelto di essere una lettrice, e lo scelgo ogni giorno. Tra l’altro, con le paure sulle Intelligenze Artificiali che incombono, bisognerebbe ricordarsi che si pensa a macchine che scrivano romanzi e creino opere d’arte, ma non a macchine che leggano romanzi e ammirino opere d’arte. Leggere, insomma, è umano.

Lei ha insegnato per alcuni anni: come è stato passare dall’altra parte della cattedra?

Per me la scuola è un’aula. Quando penso alla scuola non penso a banchi e cattedra. Penso a una comunità in cui chi insegna fa un pezzo e chi impara ne fa un altro. E dunque, non ho mai cambiato posto: sono sempre rimasta in aula.

Rispetto a quella che ha frequentato lei, come vede la scuola di oggi? Quali sono le sfide più importanti che si trova ad affrontare?

Vale per la scuola di oggi quello che valeva per la scuola raccontata da in Gioventù senza dio (Bompiani 1948), e cioè che chi insegna è uno, e le istanze che vengono da fuori sono molte. La sfida è sempre ricordarsi e agire in modo da sottolineare che il dialogo tra umani (su dispositivi che ormai non sono più solo corpi umani) è il fondamento dell’umano che vive in comunità.

Cosa dovrebbe cambiare nel mondo degli insegnanti?

Spero e confido che chi insegna si ricordi sempre e sempre meglio quale sia il valore per la democrazia della scuola pubblica. Spero e confido che chi insegna abbia sindacati che combattono per un salario molto più alto. Spero e confido che chi insegna sappia della responsabilità di futuro che ha. Spero e confido che la scuola pubblica eserciti all’altro da sé, all’irriducibilità dell’altro da sé, al fatto che puoi volere bene a qualcuno col quale non sei d’accordo e ad essere d’accordo con qualcuno per il quale non provi altro che il sentimento umano del rispetto.
di Luca Indemini

©Laura Sciacovelli

Chiara Valerio

Chiara Valerio, scrittrice, traduttrice, curatrice editoriale e conduttrice radiofonica, ha conseguito il dottorato di ricerca in Matematica presso la Federico II di Napoli. Ha pubblicato saggi, romanzi e racconti, tra cui: La gioia piccola d’esser quasi salvi (Nottetempo 2009), Spiaggia libera tutti (Nottetempo 2010), Il cuore non si vede (Einaudi 2019), La matematica è politica (Einaudi 2020), Nessuna scuola mi consola (Einaudi 2021), Così per sempre (Einaudi 2022), Storia umana della matematica (Einaudi 2022), La tecnologia è religione (Einaudi 2023), e Chi vince e chi tace (Sellerio 2024, finalista al premio Strega).