1. Home
  2. /
  3. Articolo
  4. /
  5. La scuola dentro
11 Gennaio 2024
11 Gennaio 2024

La scuola dentro

All’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti di Torino la scuola, oltre che un dovere, è un diritto e un “pronto soccorso educativo”, dove i minori e i giovani adulti hanno la possibilità di migliorare le proprie conoscenze e ottemperare all’obbligo scolastico, nonostante l’impatto della condizione detentiva sulle loro vite.
Questo articolo è nato da una visita all’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti di Torino e da una chiacchierata con: Giuseppe Carro (Direttore), Gabriella Picco (Vicedirettore), Bruno Mellano (Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte), Annamaria De Sanctis Cientofanti (insegnante all’IPM), Claudio Menzio (dirigente scolastico del CPIA3).
Tempo di lettura stimato: 7 minuti

A Torino sono le 8.30 di una mattina d’inizio novembre. Gli insegnanti, con i libri sottobraccio, entrano in aula, accendono la lavagna luminosa e aspettano gli studenti. Dopo pochi minuti, arrivano tutti. Alcuni ragazzi, a gruppi di sei o sette, prendono posto tra i banchi delle classi di alfabetizzazione italiana. Poco più in là, la professoressa di storia e geografia chiama in classe gli studenti delle scuole medie, mentre chi frequenta le superiori si avvicina al docente che lo seguirà durante la mattinata.

Sembra la prima ora di un qualsiasi plesso scolastico di Italia. E di fatto lo è. La scuola è scuola ovunque, e segue le sue regole e i suoi tempi anche nel Ferrante Aporti, unico IPM (Istituto Penale Minorile) del Piemonte, con competenza territoriale anche su Liguria e Valle d’Aosta. Nel cuore del quartiere di Mirafiori a Torino Sud, il carcere per ragazzi di norma ospita una quarantina di persone, su una capienza di 46 posti. I minorenni tra i quattordici e i diciotto anni sono i tre quarti del totale, e vivono rigidamente separati dai maggiorenni. Se infatti è vietato in Italia detenere bambini fino ai quattordici anni, la legge 117 del 2014 prevede, invece, che i maggiorenni fino ai venticinque anni possano restare nel circuito penale minorile se il reato è stato commesso prima della maggiore età. Secondo i dati dell’Associazione Antigone, la maggior parte dei ragazzi detenuti si trova in posizione giuridica mista: condannati per alcuni reati e in attesa di giudizio per altri. In Italia, circa il 70-80% di tutte le persone detenute in un IPM frequenta un corso di istruzione o di formazione post-scolastica.

Le diverse aule del Ferrante Aporti affacciano tutte su uno spazio comune.

Dalle 9 alle 13, dal lunedì al venerdì, la scuola continua anche in carcere e coinvolge quasi tutti i ragazzi presenti. Con tre corsi di alfabetizzazione, uno di scuola media, un biennio di scuola superiore e studio personalizzato per il triennio, l’offerta formativa del Ferrante Aporti risponde ai bisogni specifici di persone che spesso hanno un livello di scolarizzazione nullo o quasi. L’80 per cento dei ragazzi sono, infatti, minori stranieri non accompagnati provenienti principalmente da Egitto e Maghreb e che, approdati in Italia dopo un viaggio attraverso il Mediterraneo che li ha segnati nel corpo e nella mente, hanno commesso uno scivolone legale che li ha portati di fronte alla giustizia penale a pochi mesi dal loro arrivo.

Tra di loro c’è Jamel*. Ha diciassette anni. Da circa due mesi al Ferrante Aporti sta imparando a parlare, leggere e scrivere in italiano. Sulle nocche ha scritto “Famiglia” e su un foglio sta disegnando un cuore. «Lo sto facendo per mia mamma», dice in un buon italiano.

Una delle aule del Ferrante Aporti è una piccola biblioteca, fornita di libri utili all’attività didattica.

«L’approccio scolastico è individualizzato, perché i ragazzi hanno capacità diverse. Molti partono da un livello molto basso di conoscenza della lingua italiana, alcuni sono analfabeti anche nella lingua di provenienza» puntualizza la vicedirettrice dell’IPM Gabriella Picco. «Molti non hanno mai visto un insegnante, per cui il primo approccio alla scuola avviene proprio in carcere. Per loro frequentare il corso di alfabetizzazione non è solo un modo di passare il tempo, ma un primo livello di integrazione sul territorio italiano.»

L’offerta didattica nel Ferrante Aporti è garantita dal CPIA (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) 3 di Torino, un istituto statale che offre corsi di alfabetizzazione, preparazione alla licenza media e recupero competenze per adulti in situazione di vulnerabilità, ragazzi che hanno compiuto sedici anni e minori di quindici anni soggetti a provvedimento giudiziari. «I percorsi didattici del CPIA sono più brevi e si adattano meglio ai bisogni educativi delle persone in carcere. Un ragazzo in detenzione ha delle intermittenze della sensibilità e la sua capacità di attenzione cambia rispetto a una situazione di vivibilità ordinaria» chiarisce il dirigente scolastico del CPIA3 Claudio Menzio. «Per esempio, i corsi di alfabetizzazione durano 100 ore e in tre mesi lo studente ha la possibilità di avere una prima certificazione di italiano. I corsi per il conseguimento della licenza media durano 400 ore e il biennio superiore 825 ore.»

I tempi medi di permanenza nel carcere minorile sono di circa 100-120 giorni. Per un adolescente in formazione in tre mesi è possibile fare dei passi da gigante nella conoscenza della lingua italiana, ma per chi ad esempio sta frequentando le scuole superiori a volte il raccordo con l’istituto fuori dal carcere non è immediato, e il ragazzo rischia di perdere settimane di scuola.

Le aule del Ferrante Aporti sono tappezzate di lavori, annunci, disegni prodotti durante le attività educative.

Lo stesso vale per i corsi professionalizzanti. Durante l’estate è attivo un programma di formazione di 400 ore con qualifica in addetto delle pulizie, mentre corsi di cucina, panificazione e informatica di 150 ore sono organizzati nel corso di tutto l’anno. Tuttavia, i tempi dei corsi non sempre coincidono con quelli della detenzione, per cui può succedere che un ragazzo esca prima di aver ottenuto la qualifica e, una volta fuori, non riesca a proseguire il corso, a causa di mancanza di raccordo con un istituto di formazione o perché preferisce abbandonare.

«Io dico sempre che l’IPM è un pronto soccorso educativo» spiega Giuseppe Carro, direttore del Ferrante Aporti. «Qua arrivano ragazzi privi di legami affettivi e sociali, lontani dalle loro famiglie. Riuscire in 100 o 120 giorni a completare un percorso educativo-formativo è praticamente un miracolo. Detto questo, quando il ragazzo esce di qui non viene abbandonato fuori dal muro di cinta, ma preso in carico dall’ufficio di servizio sociale per i minori che fa da raccordo con i servizi sul territorio. Però non nascondiamoci dietro a un dito: sono tutti percorsi complessi perché è difficile colmare con un servizio sociale lo spazio che in questi ragazzi dovrebbe essere occupato da famiglia, affetti, scuola e formazione

Insegnare al Ferranti Aporti significa fare un’attività educativa a 360 gradi, dove la relazione arriva prima della lezione. Come spiega Annamaria De Sanctis Cientofanti, insegnante all’IPM, «i nostri studenti hanno percorsi di vita inimmaginabili. A scuola proviamo a far dimenticare ai ragazzi che sono in carcere, anche solo per un momento. Lavoriamo per migliorare il loro benessere. Solo dopo aver creato un legame arriva la didattica. A volte vediamo ragazzi che fanno dei bellissimi percorsi».

Il laboratorio di cucina avviene in una cucina simile a una professionale, per familiarizzare con gli ambienti di lavoro.

E chi ha fatto un cammino che forse gli cambierà la vita è Ale*. Vent’anni, si è diplomato all’istituto alberghiero di Carignano a giugno 2022, durante la sua permanenza in carcere. «Sono qui da tre anni e in questo tempo ho continuato a studiare con l’aiuto di un docente. Il giorno dell’esame sono andato a scuola ed è stato bellissimo rivedere i miei compagni. Loro lo sanno che sono qui ma non potevano venirmi a trovare. Mi hanno fatto molte domande su cosa facessi e come si vive in carcere. Qua i giorni sono sempre uguali e all’inizio è difficile abituarsi alle regole, però ora che la mia permanenza sta per finire, sento che è volata e sono felice di avere un titolo.»

In carcere Ale ha seguito lo stesso piano scolastico dei suoi compagni all’esterno. Da lunedì a venerdì, fino al giorno dell’esame, è stato seguito da un docente del CPIA3 con un programma di studio individualizzato. Grazie alla presenza di un laboratorio di cucina interno è riuscito a esercitarsi tra i fornelli e ora è pronto per mettere in pratica lo studio. «Se tutto va bene a dicembre inizierò uno stage di sei mesi in una pizzeria di Torino. Lavorerò dalle 10 alle 15 e al pomeriggio tornerò qui. L’educatore mi ha detto che forse a metà tirocinio potrei uscire grazie a una misura alternativa. Spero che questa esperienza si trasformi in un lavoro e mi permetta di uscire da qui» conclude Ale.

Sebbene la qualità del servizio educativo si mantenga alta anche in carcere, grazie alla pratica dello studio individualizzato, rimane un’evidenza la mancanza di contatto sociale e di confronto con i propri coetanei e compagni di classe, che non solo è parte integrante di un’esperienza scolastica ordinaria, ma contribuisce alla crescita a tutto tondo di una persona in età evolutiva.

Per ovviare parzialmente a una dimensione di esclusione, l’IPM organizza eventi che mettono in relazione il mondo del “fuori” con quello del “dentro”. È il caso di attività come “Adotta uno scrittore” promossa dal Salone del Libro di Torino o dei concerti da camera durante la manifestazione MITO Settembre Musica.

Come racconta il direttore «queste attività servono a far capire ai ragazzi che il carcere è solo una parentesi e devono continuare a proiettarsi all’esterno. Alcune settimane fa, alcune classi di liceo hanno partecipato a un evento in carcere. I ragazzi erano tutti insieme. In questo modo proviamo a fare integrazione interna e prevenzione all’esterno per educare tutti al rispetto della legalità, delle regole e della convivenza comune civile».

*nomi di fantasia

testo di Simona Carnino, fotografie di Mauro Ujetto