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Tornare in classe

Intervista a Carlo Rovelli – fisico e divulgatore scientifico

Tempo di lettura stimato: 4 minuti
14 Gennaio 2024
14 Gennaio 2024

Ci può raccontare un ricordo o un evento che ha segnato la sua formazione scolastica degli inizi?

Uno dei primi giorni di scuola media, l’insegnante ci ha dato come esercizio un brano da portare dal discorso diretto al discorso indiretto. Era la favola del lupo e della volpe, che finisce con la volpe che dice “Nel mondo c’è chi scende e c’è chi sale”. Io ho scritto che “La volpe disse (passato) che nel mondo c’è (presente) chi scende e c’è chi sale”. L’insegnante mi ha corretto il presente in passato. Ho imparato quel giorno che talvolta è meglio fidarmi di me stesso più che degli insegnanti.

C’è un insegnante che ha avuto una particolare influenza sul proseguimento dei suoi studi e sul suo futuro professionale?

Sì. La mia professoressa di matematica delle medie. Amava la sua materia e amava noi studenti. Mi ha comunicato la gioia della matematica. Le sono grato per sempre. Quando sono diventato professore di fisica negli Stati Uniti le ho scritto una lettera di ringraziamento. Era molto merito suo.

E uno o più compagni di scuola che sono stati o sono ancora importanti nella sua vita?

Al liceo ho avuto la rara fortuna di avere un compagno di banco eccezionale per bravura, intelligenza e sensibilità. Aveva voti mai visti: pagelle di dieci e nove. È stato fondamentale per me. Non solo per la sua intelligenza, e non solo come amico fedele di sempre, ma anche perché la nostra diversità di carattere, e anche di idee, ha rappresentato uno straordinario arricchimento, e perché avere accanto qualcuno più bravo di me in tutto è mi è stato utile per tutta la vita. Ho avuto fortuna a essergli amico.

Ricorda un libro che più di altri ha segnato la sua formazione, anche indipendentemente dal consiglio degli insegnanti?

La politica dell’esperienza di Ronald Laing.

Rispetto alle generazioni precedenti, che cosa crede abbiano oggi i giovani studenti in più o in meno per affrontare il futuro?

Hanno una formazione e una cultura molto più vaste e ampie dei giovani della mia generazione. Sono più articolati, indipendenti, sanno parlare. Sanno molte più cose e hanno un’apertura al mondo che noi neanche sognavamo. In meno, forse i giovani dei paesi occidentali hanno molta poca fiducia nel futuro e in loro stessi. Stanno crescendo sentendo dire che tutto va male, mentre i loro coetanei della maggior parte del resto del mondo stanno crescendo pieni di ottimismo e di energia.

Ha mai parlato nelle scuole o con studenti di elementari e medie? Che domande le fanno?

Solo una volta, in una scuola femminile a Londra. Sono stato travolto da domande: sulla scienza, sulla vita, sugli studi da intraprendere, su cosa significhi fare il mio mestiere…

Quali crede siano le sfide fondamentali della scuola di oggi?

Fino a qualche tempo fa pensavo fosse insegnare ai giovani l’importanza di pensare con la propria testa. Adesso non lo penso più. Mi sembra che dire alla gente di pensare con la propria testa sia fare del male alla gente. Forse sono invecchiato. Ma in fondo io penso con la mia testa solo su pochissime cose. Sulla maggior parte, mi fido di chi ne sa più di me.

Secondo lei si dovrebbe iniziare a familiarizzare  con fisica e matematica fin da piccoli? Si ricorda com’è stato il suo primo “incontro” con la fisica?

Ho incontrato la fisica al liceo e mi sembrava una materia stupida e priva di interesse. Che senso aveva imparare che “il lavoro è la forza per lo spostamento” e poi fare un esercizio in cui ci dicono che la forza è 2 e lo spostamento è 3 e noi dobbiamo calcolare che il lavoro è 3×2=6? Ci può essere nulla di più vuoto? Penso che la fisica si dovrebbe insegnare in tutt’altra maniera. Sulla didattica della matematica c’è in Italia grande ricchezza, basta pensare a Emma Castelnuovo o alle bellissime cose che fa il MCE (Movimento di Cooperazione Educativa). La matematica è di una stupefacente bellezza: è questa bellezza che va mostrata ai giovani, io penso.
di Vittorio Bo

©Greg Salibian

Carlo Rovelli

Carlo Rovelli è un fisico laureato all’Università di Bologna con dottorato all’Università di Padova, ha lavorato in atenei italiani e statunitensi e attualmente insegna all’Università di Aix-Marseille in Francia. Tra i divulgatori scientifici italiani più conosciuti al mondo, il suo Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi, 2014), tradotto in oltre quaranta lingue, è stato letto solo in Italia da oltre 400.000 persone.